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Sinistra Prima Assemblea Provinciale di S.D. Lecce, 22 giugno 2008 Intervento di Luigi Crespino (Sezione S.D. Alliste) 22.06.2008
Che cosa è successo? Siamo spaventati, siamo smarriti. Specie i “dirigenti” dell’ex arcobaleno sono in preda al panico, anche se qualcuno di questi mi sembra che sogghigni perché la linea politica della segreteria ha fallito, ma sono solo inutili rese dei conti fra perdenti. Lunedì 14 aprile 2008 è iniziata una lunga notte, una lunga notte per l’Italia, una lunga notte per la democrazia e una notte dei lunghi coltelli nell’arcobaleno. Il nostro smarrimento è visibile: quando parliamo ognuno di noi tira una sorsata più forte di ossigeno per racimolare le ultime forze e parlare. In qualcuno dei nostri “dirigenti” non si vede più, come eravamo abituati a vedere, il volto disteso di chi combatte la sua battaglia dura, ma il volto rabbioso e paonazzo di chi ha perso il lume della ragione. Cosa è successo, dunque? Una cocente sconfitta, una terribile sconfitta e, mi verrebbe da dire, e beh! Ma perché questa reazione scomposta? Ma perché il nodo alla gola che stringe molti di noi? Ma vi chiedo: era per caso una vittoria che il PdCI prendesse il 2% o che Rifondazione prendesse il 5,8%? Ma era per caso una vittoria avere 150 parlamentari e qualche ministro e porsi ad ogni provvedimento che transitava nelle aule parlamentari il dilemma: ingoiamo il rospo o facciamo la crisi? Col senno di poi, senza arrivare al congresso di Livorno del 1921, potremmo anche iniziare la nostra analisi dalla scissione conseguente alla svolta della Bolognina. Chissà se… ma qui mi fermo! La sinistra, rifondaiola e no, si è aggrappata alla vittoria di un uomo, Vendola: questa è la novità dell’ultima ora a sinistra, quando tutto è perduto si cede al leaderismo, come un ubriaco si attacca alla bottiglia. I sociologi, gli storici e tanti compagni hanno fatto analisi più o meno sofisticate e tutte più o meno giuste e molte di queste complementari le une alle altre.Io, invece, mi sono seduto in un angolo e prima da militante silente, poi da consigliere comunale ho cominciato a guardare gli uomini e le donne cui abbiamo chiesto di rappresentarci nelle istituzioni con il sistema uninominale, con il sistema dell’elezioni diretta dei sindaci e dei presidenti di provincia. Ho visto nella mia vita sezioni di paese con 120 tesserati che, sebbene avessero un consigliere comunale su venti, discutevano di politica, organizzavano feste dell’Unità, vendevano giornali, organizzavano scioperi. Poi ho cominciato a vedere sindaci e assessori di sinistra in gran quantità nei piccoli e nei grandi paesi e contemporaneamente sezioni che si svuotavano o che chiudevano, tessere che diminuivano e feste dell’unità che non si facevano. Andreotti, rispondendo a Pannella disse “il potere logora chi non ce l’ha” e questo è stato vero per la D.C.. Viceversa la nostra sorte è stata il contrario: è stato il contatto con il potere, inteso non come governo ma come poltrone che ci ha logorato fino a distruggerci. Siamo esplosi come una cluster bomb, sparpagliandoci in tante piccole bombe che riesplodendo a loro volta si trasformavano in altre bombe ancora più piccole fino a consumarsi, ad autodistruggersi, ad auto annientarsi. Ho sentito tante analisi, tante buone ragioni nell’autocritica di tanti compagni dette in italiano perfetto, ma anche in un italiano non corretto, se non addirittura anche in dialetto: erano analisi vere che sì individuavano anche le responsabilità di Veltroni, ma che non facevano sconto ai nostri errori; analisi che pensavi che il tuo compagno non scolarizzato mai potesse fare e invece le ha fatte e questo io chiamo ricchezza e questo io chiamo coscienza, ma molte, tante, troppe di queste analisi chiudevano con un colpo di pistola alla tempia, ciò premesso, dicevano, io, cari compagni, non sono andato a votare. Oppure qualcun altro, con le lacrime agli occhi mi ha detto: “io ho votato Berlusconi perché il sazio non crede il digiuno” e piangeva, non per i morsi della fame ma per i rimorsi di aver votato Berlusconi, ma non perché già pentito dopo qualche giorno di aver votato Berlusconi, perché il padre che uccide il figlio delinquente avrà sempre rimorsi, ma perché mai avrebbe creduto, quel compagno, che per risolvere i suoi problemi avrebbe dovuto votare per Berlusconi. Abbiamo perso le elezioni, e beh? Chi va per mare sa che la bonaccia di scirocco preannuncia una violenta tempesta di ponente e allora è necessario avere una barca sicura che ci conduca in un approdo sicuro. Ci siamo, invece, compiaciuti che le poltrone del potere si riempivano di nostri uomini e donne, ma non ci siamo accorti che si svuotavano le sezioni, che significa che non abbiamo più praticato la politica che era in grado incidere sulla legislazione per attuare il patto costituzionale. La politica per noi era diventava gestione del potere e non ci siamo accorti che non riuscivamo più a parlare alla nostra gente. E’ stato in quel momento che si è rotta la cinghia di trasmissione che legava il popolo, alle sezione e quindi alle istituzioni tramite i nostri rappresentanti seduti sui banchi dell’opposizione: in quel momento abbiamo cessato di essere la sinistra di governo e siamo diventati la sinistra di potere. Abbiamo perso il contatto con il mondo del lavoro, con il mondo della scuola, serbatoi sconfinati per una nuova classe dirigente che passava attraverso il passaggio stretto ma obbligato delle sezioni e lì si formava e li cresceva culturalmente e politicamente perché una volta nelle istituzioni portava il peso di una società con la quale era in continuo contatto.Se la sinistra non fosse stata forza di governo e quando mai la 194 o il divorzio sarebbero passate, in un paese bigotto come l’Italia, attraverso le forche caudine di un referendum. In quell’occasione un partito ateo per statuto seppe parlare a milioni di cattolici. Ci hanno temuti e rispettati sin quando riuscivamo a parlare, protetti solo dal servizio d’ordine del partito, in mezzo a centinaia di migliaia di operai, ma quando andavamo in Confindustria portavamo le loro ragioni (e l’ultimo rigurgito di quella stagione è stata la manifestazione dei tremilioni al Circo Massimo, o quella di unmilione a piazza San Giovanni sulle pensioni, segnali che nessuno a saputo cogliere e portare avanti). I nostri segni di debolezza sono apparsi evidenti a tutti quando, confondendo governo con potere, siamo invece andati in Confindustria e li abbiamo detto che noi eravamo più realisti del re. A quel punto le destre, tutte le destre, quella fascista, quella qualunquista e quella dell’evasione fiscale hanno capito che noi avevamo perduto il contatto con la realtà. Il PD e il PDL non esistono in natura, esistono perché esiste la televisione, sono dei format televisivi. Viceversa la sinistra non è e non sarà mai un prodotto televisivo. Se dovessimo pensare che la nostra sconfitta sia stata determinata dalla scarsa presenza in televisione, sarebbe il segno che non abbiamo capito che cosa la sinistra è stata nella storia di questo paese. Sapevamo invece che le sezioni erano vuote e ci siamo aggrappati al falso problema della televisione: tanto è vero ciò che se uno non ha da mangiare o non ha da curarsi, la televisione non è né pane né medico: la verità è, invece, che noi non abbiamo saputo spiegare al nostro popolo perché non ha da mangiare o perché non ha da curarsi. Abbiamo perso, e beh? Ma non lo sapevamo che la sinistra era, è e resterà militanza?!
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