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Politica 8 settembre 2008: l'Italia di destra
Signore perdona loro che non
sapevano quello che facevano
4/12/2008 Un giorno forse fra venti, trenta o quarant’anni qualcuno dirà: “Il berlusconismo non fu il male assoluto, ma un fenomeno più complesso. Certo le leggi canaglia furono il male assoluto, ma bisogna onorare coloro che vi aderirono in buona fede perché lo fecero credendo di salvare la patria”. C’è poco da dire hanno vinto la “destra pragmatico-separatista”, la “destra ideologico-manganellara”, e la “destra populista e corrotta ma cristianamente caritatevole”. Aveva ragione Montanelli: “L’Italia non sa andare a destra senza andare verso il manganello”. Queste destre, a tratti anche non compatibili fra di loro, hanno però in comune una cosa: sono fuori dai valori della costituzione: l’Italia è una e indivisibile; l’Italia è una repubblica antifascista ; l’Italia è una repubblica basata sul principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Impossibile conciliare questi valori fondativi della nostra repubblica con Bossi, La Russa e Berlusconi. Perciò, per queste destre, riscrivere la storia è un passaggio necessario per modificare prima la costituzione materiale, per poi mettere mano anche alla sua forma. Riscrivere la storia è necessario perché bisogna modificare i presupposti di riferimento entro i quali le camere sono chiamate a legiferare. La costituzione, de facto, è stata trasformata da rigida in flessibile, annullando la vigenza di norme costituzionali per mezzo di leggi ordinarie; non rispettando le sentenze né della corte costituzionale né della corte europea, come il caso di “Rete 4” ampiamente dimostra. La legge elettorale, con la quale si è votato già due volte, è stata, de facto, trasformata in un plebiscito in favore di un contendente e correlativamente contro l’altro, mentre i due contendenti sanno già chi si porteranno in parlamento. De facto , è stata modificata la forma del nostro sistema democratico da parlamentare in presidenziale, con evidenti analogie con la monarchia, anche se tele-gestita. Per grazia di Dio e volontà della nazione, dunque, dopo lo spettacolare suicidio in diretta televisiva, dell’ultima cosa che poteva definirsi di centro sinistra, le variegate destre, tutte peculiarmente italiane, che sono arrivate al potere, e che si vede lontano un miglio che non si sopportano, fanno buon viso a cattivo gioco per portarsi a casa il sogno di tutta una vita: - la repubblica del nord; - l’abrogazione dalle coscienze dell’antifascismo; - una”democrazia normalizzata”, secondo le prescrizioni del “piano di rinascita democratica”. Concetti e desideri fra di loro per molti versi inconciliabili, ma i capi di queste destre hanno capito una cosa: solo unendo queste tre cose inconciliabili sarebbe stato possibile raggiungere ognuno il proprio obiettivo. Il dito medio di Bossi alzato contro l’Inno di Mameli, le celebrazioni del 65° anniversario della liberazione di Roma trasformate nel loro esatto opposto, nell’esaltazione dei valori del fascismo, il primo atto del controllo della giustizia con il lodo Alfano “Nessuno mi può giudicare”, che non è la canzone di Caterina Caselli, ma è una tragica legge italiana, promulgata in fretta e furia grazie alla firma del presidente della repubblica Napolitano, scorrono sulla coscienza degli italiani senza nessun fremito di ribellione. Il campionato più bello del mondo, i pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo e Bruno Vespa faranno la loro parte per distribuire ad ognuno il suo oppio. 8 settembre 2008: un altro giorno amaro per l’Italia, un altro schiaffo al garante della costituzione l’ex compagno Giorgio Napolitano. Spiace dirlo ai giovani di oggi: ma nel ’68 di repubblichini in giro ce n’erano ancora tanti sparsi in tutti i partiti di governo (il riciclaggio di se stessi è qualcosa che alla politica italiana riesce benissimo), ma nel ’68 a nessun rappresentante delle istituzioni della repubblica italiana sarebbe saltato in mente di dire quello che ha detto il ministro della difesa La Russa, o il sindaco di Roma Alemanno, perché i giovani del ’68 avrebbero scatenato un’“iradiddio”. Si ringraziano: "micromega.net" , il cannocchiale , il blog 2piu2uguale5 per aver pubblicato questo articolo o O o L'articolo è stato ispirato dalle seguenti dichiarazioni
Margherita Hack censurata
su Napolitano Oggi, lunedì 8 settembre, Margherita Hack ha inviato a Micromega la seguente lettera: "A Micromega: lo scorso luglio ho mandato una lettera aperta a Napolitano a Corriere, Stampa, Repubblica, Unità e Piccolo di Trieste. Che io sappia nessuno l’ha pubblicata. Lettera aperta al Presidente Napolitano Caro Presidente,
ho sempre avuto
grande stima per Lei e per la sua lunga militanza democratica. Perciò non
capisco come abbia potuto firmare a tambur battente una legge indegna di un
paese democratico come il lodo Alfano. Lei dice che la sua firma è stata
meditata, e forse intendeva dire che lo considerava il male minore. Ma io, e
come me molti italiani che hanno ancora la capacità di indignarsi di fronte alle
violazioni della Costituzione da parte di una destra arrogante, non capiscono
come sia possibile varare una legge apertamente incostituzionale.
Per quanto ne so, Lei aveva trenta giorni di tempo per firmare, poi avrebbe potuto rimandare alle camere la legge per sospetta incostituzionalità, e solo dopo il secondo riesame avrebbe dovuto comunque firmarla. Io credo che per amor di pace non si debba essere troppo acquiescenti con una destra antidemocratica. E’ già successo una volta, ottantasei anni fa." Margherita Hack o O o
Alemanno, Sindaco di Roma a domanda risponde: Per lei il fascismo fu il male assoluto?
«Non lo penso e non
l'ho mai pensato: il fascismo fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi
aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella
definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo
e che ne determinarono la fine
politica e culturale». 07 settembre 2008 Corriere. It - Ernesto Menicucci o O o
L'intervento di
La commemorazione del 65° anniversario della difesa di Roma "Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia". |
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