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“Stati ui!”

Mafia e sofismi

1/8/2009

Era sabato, le 7,30 del mattino e, stranamente, forse perché il ritmo del lavoro non mi aveva spento ancora  i motori, ero già nel giardino, visibile dalla strada, a curare le piante guardando il mare.

Era bellissimo.

Avverti quasi un senso di colpa fra la tranquillità che ti dà la tua libertà e quello che c’è fuori. Già questo ti sembra un ingiustizia.

Mentre assapori questo senso di disagio, che ti fa apparire anche più bello lo spettacolo della natura che stai gustando, passa un compagno, un idraulico. Ti vede. Fa marcia indietro. Ti chiama. Per lui la giornata era già iniziata tre ore prima. Era sporco e sudato. Gli apri il cancello e ti dice: “Dimmi una cosa. Come è che si viene selezionati per ottenere lavori dal Comune?” Tu, consigliere comunale incespichi sulle parole. La verità è che un consigliere di opposizione non lo sa. Ti salvi perché rispondi alla domanda con un’altra domanda: “Perché?” gli chiedo. “Poco fa sono passati sul cantiere, Tizio e Caio, (io li conoscono, fanno lo stesso mestiere del compagno) e hanno chiesto a me e al mio capo mastro per chi stiamo lavorando. Noi gli abbiamo detto il nome del nostro committente e loro ci hanno guardato con un ghigno, puzzavano ancora del caffè che avevano appena preso al bar, e ci hanno risposto: noi invece stiamo andando al Comune per installare i condizionatori. Stati ui!

“Stati ui” significa all’incirca, poveri fessi ma proprio non volete capire come va il mondo?

Ero appena sconvolto da tanta tracotanza, che un altro compagno mi chiama dalla strada. Dal volto paonazzo si capiva che era incazzato nero. Stava lavorando e, appena ha pensato che io potessi essere sveglio, aveva lasciato di lavorare ed era corso a casa mia. Mi ha detto: “Prima che risolva la faccenda a cazzotti, dammi un consiglio. Stamattina gli spazzini hanno raccolto tutti i bidoncini della spazzatura della mia strada, tranne il mio. Cosa posso fare?

Anche qui ho cercato di arrampicarmi, ma intono a me c’erano solo specchi.

Voglio bene a miei compagni e l’unica risposta seria che potevo dargli era “Vendetevi”. Ma sapevo che gli avrei offesi.

Gli artefici di queste angherie io li conosco uno per uno. Fino a ieri contavano il "resto di niente", come dicono a Napoli, oggi irridono, in tutti i modi, persone oneste,  padri di famiglia, gente orgogliosa che alla fine della giornata vuole portare a casa la sua onesta mercede, ma anche il suo orgoglio.

Per fortuna alle otto del mattino un caffé non te lo rifiuta nessuno, specie quando prospetti le mirabilie di una macchinetta espresso che è meglio del bar.

Alla fine la disquisizione sul caffé prevale su tutti i mali, anche sulla mafia.

Un po’ come fanno i diplomatici che, quando non sanno che dire, tirano fuori un bel sigaro, che richiede i suoi tre minuti per essere acceso, giusto il tempo di assemblare una risposta diplomatica, appunto.

Questo matrimonio non s’ha da fare”, dissero i due bravi a Don Abbondio. Questa la cosa che mi venne in mente in quel momento, che sarebbe una specie di “stati ui” alla rovescia.

Perché, mi sono chiesto, in questi casi mi viene sempre in mente il Manzoni e non “Il giorno della civetta”? Forse perché “I promessi sposi” , prima di diventare un teleromanzo, erano un libro che ho studiato a scuola, mentre il libro di Sciascia prima l’ho visto al cinema e poi ho capito che era un libro. E poi dei promessi sposi  si può citare Fra’ Cristoforo che dice a Don Rodrigo, con la mano alzata “Giorno verrà…”, mentre “Il giorno della civetta” finisce male e la civetta continua ancora a gufare. Forse, per chi fa politica, serve più il Manzoni che Sciascia: da dove prenderebbe le forze per continuare se non avesse la speranza che prima o poi Renzo e Lucia si sposeranno!

Ma chi fa politica è costretto a leggere. Prima potevi passare davanti all’edicola, e se non c’era il parcheggio proprio vicino alla porta, beh la pigrizia ti poteva salvare. Tiravi dritto. Oggi no! Ti siedi vicino al computer, e che fai? Ti colleghi ad internet, che non ti lascia libero nemmeno nelle zone non servite dalla telefonia fissa, o non più servite, perché la liberalizzazione della SIP, oggi Telecom, ti ha costretto a togliere il telefono fisso, perché anche il cellulare si collega. E allora giri per i siti e, poiché la lingua batte dove il dente duole, ti imbatti in un articolo che dice “Il PD nasce solo ora”.  Il titolo e la firma ti attirano. Guardi fuori, il mare è bellissimo, il caffè lo hai già preso e non puoi prendere un altro. La pigrizia ti cattura fino al punto da ignorare il mare e torturarti con quel pezzo. Il veltronismo puah! Va bene! Nel PD sono tutti socialisti! Va bene! Con il teorema “D’Alemaico” qualcuno ha scoperto una sorgente che ci fa Ber…sani! Va bene anche questo! Si, ma qualcuno di questi sofisti si è accorto del mio compagno idraulico irriso dai suoi colleghi, servi dei padroni, o dell’altro compagno, che fatica sotto il sole cocente a 40 gradi, e solo perché compagno di Sinistra e Libertà, gli spazzini, comprati nel pieno della campagna elettorale per le provinciali, non gli hanno vuotato il bidoncino dell’immondizia? No, e che volete?! E che diamine: “il PD nasce solo ora”!!!”

 

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