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Referendum FIAT

La “Marcia dei 40.000” del 1980, la contromarcia  dei "50.000"del 1994, il sovvertimento del voto degli operai del 2011

Gli impiegati e quadri della FIAT: "vecchia piccola borghesia"

16/1/2011

Torino14 ottobre 1980.

La marcia dei quarantamila quadri FIAT.[1]

Migliaia di impiegati e quadri della FIAT scesero in piazza per protestare contro le violente forme di picchettaggio che impedivano loro di entrare in fabbrica a lavorare, da ormai 35 giorni. La manifestazione, secondo l'analisi di molti storici, segnò un punto di svolta nelle relazioni sindacali: il sindacato a breve capitolò e chiuse con un accordo favorevole alla Fiat la vertenza, iniziando una progressiva perdita di potere ed influenza che si protrasse per tutti gli anni ottanta non solo in Fiat ma nel paese.

Il 5 settembre la Fiat annuncia diciotto mesi di cassa integrazione per 24 mila dipendenti, 22 mila dei quali operai. Successivamente, a fronte di trattative sindacali molto difficili, l’11 settembre vengono annunciati 14.469 licenziamenti.

Il consiglio di fabbrica della Fiat proclama immediatamente lo sciopero, tutti i cancelli di Mirafiori vengono bloccati da picchetti operai, che impediscono a chiunque di entrare, anche con forme di violenza.

L'apice della lotta è raggiunto quando Enrico Berlinguer parlando il 26 settembre di fronte ai cancelli sembra promettere un appoggio del PCI anche qualora fosse stata occupata la fabbrica

Il 27 settembre a fronte della caduta del governo Cossiga, la Fiat sospende i licenziamenti; a fine mese la Fiat pone in cassa integrazione a 0 ore i 24.000 lavoratori in eccesso. Riprende lo sciopero e riprendono i picchetti nella loro forma più violenta.

Il 14 ottobre viene convocata un'assemblea dal "Coordinamento dei capi e quadri FIAT" presso il Teatro Nuovo di Torino, sotto la leadership di Luigi Arisio. Dopo l'assemblea un corteo di migliaia di persone, che si ingrossa sempre di più man mano che procede, percorre silenziosamente le vie cittadine. L'impatto di questa manifestazione è enorme, i media parlano subito di «40.000», anche se molte voci del sindacato e della sinistra sosteranno che non fossero più di 12.000.

Immediatamente i sindacati sono costretti al compromesso che verrà chiuso il 17 ottobre.

Luigi Arisio fu poi eletto deputato per il Partito Repubblicano Italiano nel 1983 con 14.000 preferenze, anche grazie all'appoggio di Susanna Agnelli.

2 febbraio 1994: operai e impiagati FIAT insieme al corte del “cinquantamila” [2]

dall'articolo di Riccardo De Gennaro su Repubblica del 3 febbraio 1994

Questa volta ha vinto il sindacato. Una vittoria piena, dopo anni di sconfitte, bocconi amari da mandare giù, contestazioni - spesso non infondate - da parte dei lavoratori.(…)

Bastonati dai "40mila" di Arisio, i responsabili di Fim, Fiom e Uilm non erano mai riusciti negli ultimi 13 anni a portare in piazza più di qualche centinaio di lavoratori di Mirafiori: dopo la sconfitta dei "35 giorni", le tigri dell' autunno caldo sembravano diventate agnellini. Ecco perché il successo di Cgil, Cisl e Uil, ieri, sta soprattutto nell' aver ricondotto in piazza, con gli altri lavoratori torinesi, gli operai, ma anche gli impiegati e i quadri della Fiat, gli stessi ai quali il sindacato appariva un tempo fatto di minacciosi alieni.(…)

Il primo "abbraccio interclassista" tute blu e colletti bianchi di Mirafiori se l' erano scambiato il 21 gennaio, giornata del miracolo: per la prima volta nella loro storia gli impiegati avevano abbandonato le scrivanie ed erano usciti per portare la loro solidarietà ai colleghi in cassa integrazione che li aspettavano fuori dai cancelli.(…)

Nel corteo che parte alle 9 da Mirafiori spunta all' improvviso Bruno Trentin [segretario generale CGIL ndr], "scortato" dal segretario della Cgil Piemonte, Claudio Sabattini. Gli si avvicina Vittorino Taruffi, uno dei leader del Comitato spontaneo degli impiegati e dei quadri, "apolitico", "apartitico". Chiede che una rappresentanza di colletti bianchi possa partecipare al tavolo delle trattative: "Le soluzioni che la Fiat ha proposto sono inaccettabili", dice Taruffi e dà all'anziano leader il numero telefonico della nuova sede. Trentin annuisce. Impiegati e quadri sono 2-3 mila, dicono loro stessi, in pratica un terzo di quelli che lavorano agli enti centrali: la Fiat ribatte che i colletti bianchi in sciopero sono stati pari al 6,9 per cento.

"Noi non dimenticheremo questa grande giornata – esordisce Bruno Trentin - e non la dimenticherà la Fiat, perché questa manifestazione conferma la grande capacità di reazione e di lotta dei lavoratori di Torino di fronte al progetto della Fiat di ridimensionamento industriale e di distruzione delle risorse umane". Il leader della Cgil ricorda alla Fiat "i ritardi nella ricerca e nell' innovazione, nella trasformazione di un' organizzazione del lavoro autoritaria, gerarchica, obsoleta, i dieci anni di accordi sindacali firmati e poi disattesi". E allora, si chiede Trentin, "con quale credibilità adesso la Fiat propone un progetto che prevede cassa integrazione a zero ore e assicura il rientro tra quattro anni?".

Sul palco sono presenti i sindaci dei comuni della cintura torinese. Manca quello di Torino, Valentino Castellani, che incontrerà più tardi Trentin e i vertici locali del sindacato in municipio. Con il sindaco ci sono anche i presidenti della Regione e della Provincia, Brizio e Ricca, l' assessore regionale Cerchio. "Il clima a Torino è cambiato - dice Castellani a Trentin - la città sta cercando una nuova identità, per ora fragile, ma che noi tutti dobbiamo rafforzare, perché non si può più pensare che ci sia soltanto la Fiat. Io ho fiducia: l' aver visto insieme giovani, pensionati, operai, impiegati, quadri è un segnale importante".

 14 gennaio 2011: il voto dalle catene di montaggio

Arrivavo i primi dati dello spoglio del referendum-ricatto voluto da Mar...pionne. Ci dicono che dalle urne, dove hanno votato gli operai in cui la FIOM conta per il 22%, vi è un testa a testa fra il “SI” e il “NO”, con una leggera, ma significativa, prevalenza dei “NO”. Significa che anche gli operai, che lavorano all’infernale catena di montaggio, stanno disconoscendo i diktat UIL CISL e UGL che, con una logica da “sindacati gialli” (così si chiamavano negli anni ’70 i sindacati di comodo che venivano formati dal padrone stesso nelle fabbriche), impongono ai propri iscritti di sottostare al ricatto di Marchionne.

15 gennaio 2011: il voto dei topi nel formaggio

I dati definitivi ci dicono che i “SI” hanno prevalso per il 54%. Le schede che sovvertono il voto degli operai arrivano dai seggi dove hanno votato gli impiegati e i quadri.

Nel suo stupendo saggio “Sviluppo economico e classi sociali in  Italia” Paolo Sylos-Labini [Ed. Astrolabio 1972] aveva ampiamente dimostrato come questa “non classe”, quella piccolo borghese, questo materasso a molle che si trova fra gli operai e l’alta borghesia, fra il proletariato e i padroni, si sposta, determinando il futuro politico, sociale, economico e civile del nostro paese, a seconda delle sue convenienze:

“Se si considera che la piccola borghesia è spezzettata in tanti e tanti gruppi (localmente, in tante e tante clientele) e che non pochi di questi gruppi sono costituiti in misura notevole da individui famelici, servili e culturalmente rozzi -  da quelli che chiamerei i topi nel formaggio - si comprende perchè nella nostra vita pubblica siano così diffuse certe pratiche non di rado sgradevoli e perfino ripugnanti, fra cui sono da annoverare molte pratiche di sottogoverno. Forse gli strati civilmente più robusti della piccola borghesia sono da ricercare ai due estremi: fra quelli di formazione più antica (che hanno certe tradizioni) e quelli di formazione più recente e appartenenti a famiglie non proprio miserabili (i cui membri anziani, di origine contadina e operaia, hanno impartito un'educazione  austera  ai membri più giovani); mentre fra gli strati di formazione intermedia, specialmente se provengono da famiglie miserabili, si ritrovano più di frequente gli individui peggiori, disposti a intraprendere l'ascesa sociale e la scalata al benessere con ogni mezzo. Questi individui, se restano ai margini, in posizioni umili quanto a reddito e quanto a prestigio sociale, sono spesso indotti, dall'ansia di differenziarsi dalle classi di provenienza, a prendere anche politicamente le posizioni più reazionarie.”

[1] Da Wikipedia: La Marcia dei quarantamila

[2] Da “Repubblica”  del 3 febbraio 1994

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