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Alliste Elezioni Comunali Legge elettorale, partiti e democrazia 23/1/2011 Il countdown è già iniziato, le elezioni comunali saranno nella prossima primavera. Prima di iniziare il ragionamento è bene ricordare che, secondo il censimento del 2001, i comuni in Italia sono 8101, di questi 7436 sono al si sotto dei 15.000 abitanti e oltre 5000 sono al di sotto di dei 5000 abitanti. Bene, in quasi 7500 comuni, come il nostro, si voterà secondo la legge elettorale dell’Asso pigliatutto. Certo, i parlamenti che si sono susseguiti dal 1994 in poi, di qualsiasi coloro fossero, confiscati dalla presenza ingombrante di Berlusconi, non hanno avuto modo di monitorare, insieme ad altro, nemmeno il funzionamento della democrazia in Italia. A pessime leggi elettorali nazionali, si sono riaffermate pessime leggi elettorali per i comuni e, segnatamente, quella per i piccoli comuni è la peggiore possibile. Non è solo pessima la legge elettorale, ma pessimo è anche il testo unico che raccoglie tutta la legislazione che regola il funzionamento dei comuni. L’ultimo colpo di grazia alla democrazia è stato l’ulteriore abbattimento del numero dei consiglieri. Per esempio, al comune di Alliste invece di 17 consiglieri (sindaco, 11 consiglieri di maggioranza, 5 di minoranza), si passerà a 13 consiglieri (sindaco, 8 consiglieri di maggioranza, 4 di opposizione). L’unica nota positiva di quest’ultimo provvedimento è la contrazione del numero degli assessori, che saranno per il nostro comune solo 3 a fronte dei 6 di oggi. Secondo il citato Testo unico sugli enti locali, tutti i poteri sono divisi fra sindaco, giunta e dirigenti. Le competenze del consiglio comunale sono poche e generiche e, vista la suddivisione dei seggi, senza possibilità alcuna di sovvertire l’esito della votazione di ciò che giunta e dirigenti hanno deciso in camera caritatis. Per esempio, per stare al nostro comune sono stati compiuti degli atti fondamentali per la comunità intera, quali il PUG (cioè quello che una volta si chiamava il Piano regolatore generale), senza che le forze politiche di opposizione presenti in consiglio comunale siano state consultate durante lo studio preliminare. I sindaci ormai, come Berlusconi, si rivolgono direttamente al “popolo” con dei soliloqui, in cui narrano, non contraddetti, le mirabilie della loro amministrazione: c’è chi lo fa in televisione, c’è chi lo fa sui giornali, c’è anche chi lo fa in delle adunanze dove i beneficiari di incarichi, di prebende varie, di lavori part-time di concetto e umili sono precettati a partecipare, per poi divulgare il verbo. La Corte dei Conti, senza peraltro effetti visibili, racconta, invece, di una spesa pubblica impazzita e di un grado di corruzione che fa impallidire “tangentoli”, che prima era centralizzata oggi, invece, è decentrata in qualsiasi comune. I comuni sull’orlo del dissesto finanziario sono tanti, nonostante l’obbligo del pareggio di bilancio. Addirittura abbiamo sentito l’assessore al bilancio del nostro comune che si vantava di aver spostato alcune voci di spesa da un capitolo all’altro per evitare di incorrere nei rigori del “patto di stabilità”. La Legge cosiddetta Bassanini, dal nome del deputato ex DS, oggi PD, ma un tempo socialista, ha derubricato gli enti locali, i consigli comunali, da luogo di produzione della democrazia più vicino ai cittadini ad un ente inutile. La legge elettorale, formulata in modo tale che ognuno giochi la sua partita, ha fatto sparire i partiti. In quasi ogni comune d’Italia nel ‘900 esistevano almeno tre se non quattro sezioni di partito. Oggi sono gli eredi della tradizione del PCI, che il 21 gennaio scorso, se fosse stato vivo, avrebbe celebrato i suoi 90 anni, tengono in vita qualche sezione qua e là. I partiti, come soggetto collettivo intermedio fra cittadini e potere, sono spariti. Sicché le classi dirigenti che governano un paese o una città si formano sulla base della quantità di compromessi e di “cambiali” e di favori che vengono scambiati per ottenere il voto. È fisiologico, dunque, che ci si preoccupi più del berlusconismo che di Berlusconi, perché questo è il risultato di una legislazione che premia il voto di scambio, che è vero che è un reato, ma spiegatemi voi, come si può sperare di vincere le elezioni se non si fanno patti con il diavolo? Chi frequenta le case, quando si fa la campagna elettorale, capisce bene dove non prenderà nemmeno un voto. Lo vede dalle condizioni di vita, dal tipo di programma televisivo che stanno vedendo alla televisione eternamente accesa, lo vede dal saluto dei cittadini, che ti evitano se non fai parte del potere. Poi, nonostante il tuo impegno, quando si aprono le urne viene fuori un risultato che premia chi non hai mai visto in giro per il paese; chi ha aperto solo per venti giorni un comitato elettorale pieno solo di foto formato gigante, ma vuoto di gente, di chi non ha fatto nemmeno un comizio. Però ti giungono notizie di serate danzanti, di cene con il gruppo che suona la “pizzica” e via discorrendo. Sono questi i momenti in cui ti chiedi: “Ma perché cavolo Gramsci è morto in carcere?” |
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