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Comune di Alliste. Regione Salento: la posizione del Consiglio comunale di Alliste

Regione Salento

29/1/2011

Incredibile, ma vero! Forse fra qualche tempo saremo chiamati ad un referendum consultivo per esprimerci sulla costituzione di una regione salento.

In molti, forse tutti,  consigli comunali delle tre province interessate è stato posto all’ordine del giorno una proposta di questo genere:  “Regione Salento: richiesta di indizione referendum”.

Comunque il quorum previsto dalla Costituzione in materia è stato raggiunto.

Questa all’articolo 132 (riformato nel 2001) in materia prevede: “Si può, con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.”

All’epoca le destre videro subito l’affare: cioè dividere l’Emilia (rossa) dalla Romagna (un po’ più azzurra), ma per fortuna non se ne fece nulla.

Per tornare alla Regione Salento, non è chiaro se dovranno esprimersi tutti gli abitanti delle Puglie, oppure solo quelli che fanno parte delle tre province separatiste (Lecce, Brindisi e Taranto). La Costituzione parla di popolazioni interessate ed, in questo caso, si intenderebbe che il referendum dovrebbe svolgersi in tutta la Puglia. Comunque questo è un discorso diverso e sapranno i giuristi come risolvere il rompicapo.

La succitata proposta di delibera è passata anche al vaglio del Consiglio Comunale di Alliste con 8 voti a favore, di cui due del gruppo del Melograno (orientamento centro-destra, oggi formalmente all’opposizione), contrari i consiglieri SEL,  astenuti due consiglieri dell’attuale maggioranza.

Nella delibera nr. 42 del 2010 sono riportate le posizioni dei consiglieri che si sono espressi.

Sul sito del Movimento Regione Salento sono individuati i referenti per ogni comune facenti parte appunto del movimento. Per quanto riguarda Alliste e Felline i coordinatori sono due: il vicesindaco Ing. Venneri e l’assessore alla cultura rag. Scanderebech. (A tale proposito, poiché erano presenti i Coordinatori di detto movimento, non abbiamo avuto il piacere di ascoltare di prima mano le posizioni ufficiali del Movimento stesso).

Un po’ di storia recente, senza andare ai tempi della Terra d’Otranto, ci dice che l’On. Codacci-Pisanelli portò in discussione all’Assemblea Costituente l’istituzione di questa Regione, ma proprio un altro democristiano (di Maglie) un certo Aldo Moro si oppose al progetto dello spezzatino e la regione rimase una.

Sovente, per rispettare la storia che portò alla formazione di questa regione, spesso, quando ci si riferisce alla nostra regione, si fa riferimento a “le Puglie”.

Sulle ragioni che hanno portato a far nascere un movimento Regione Salento si possono fare una congerie di ipotesi, dalle più benevole, attraversando quelle più ingenue, fino ad arrivare alle meno nobili e recondite.

Lo schieramento politico favorevole allo spezzatino è trasversale, nel senso che hanno deliberato tanto comuni amministrati dal centro destra quanto dal centro sinistra e non di rado vi è stato unanimità nell’accogliere la richiesta di referendum.

Le motivazioni che avvalorano la tesi dei separatisti, che si leggono sul sito, come nella citata delibera del CC di Alliste, sono molto abbastanza sempliciotte e quindi semplice è opporsi alla richiesta di un referendum che, verosimilmente, qualora dovesse svolgersi, avrebbe il voto favorevole. Posso a tale proposito citare un’esperienza personale: io ho frequentato le scuole medie a Gallipoli (avevo poco più di dieci anni) quando dicevo che ero di Alliste (15 Km di distanza fra i due centri) i compagni di scuola, ridendo, mi dicevano “E dove si trova questo Alliste?”. Eppure c’è chi vorrebbe che Gallipoli diventasse provincia!!!

Che legami esistono fra Squinzano e Santa Maria di Leuca? Pensate  che a S. Maria di Leuca i bambini, in dialetto, vengono chiamati “vagnoni” mentre a Squinzano “strei”, come a Brindisi. Quindi che facciamo? Facciamo un referendum per far annettere Squinzano alla Provincia di Brindisi?

Nell’Assemblea Costituente, durante la discussione sull’assetto istituzionale dell’Italia si confrontarono due tesi: quella federalista e quella regionalista. Il discorso all’epoca dei fatti era urgente perché si trattava di coniugare l’unità  dello stato italiano con l’esigenza di scongiurare uno stato estremamente centralizzato, al fine di creare i contrappesi contro un altro Mussolini. Fra le due ipotesi, federalismo (che lasciava intravedere legami più laschi sulla via dell’unità) e regionalismo (che garantiva autonomie locali senza pericoli di separatismo) si decise per questa seconda ipotesi. Ipotesi che contemporaneamente scongiurava idee separatiste, da un lato, ed eccessivo accentramento dei poteri, dall’altro; inoltre, furono istituite le ragioni a statuto speciale per garantire alle minoranze, che a livello di assemblea nazionale avrebbero potuto sentirsi neglette, per garantire a queste un maggior potere di autodeterminazione rispetto alle regioni a statuto ordinario. Ancora, l’Assemblea Regionale Siciliana ha il rango di un vero e proprio parlamento e i suoi membri sono deputati a tutti gli effetti.

Fu un dibattito complesso, dunque, quello che si sviluppò nell’Assemblea Costituente fra i migliori cervelli che l’Italia aveva in quel momento.

Altre e meno illuminate menti, oggi,  hanno di molto snaturato quel complesso e quasi perfetto assetto istituzionale. Spira in Italia un’aria da Congresso di Vienna, ma all’immaginario tavolo non sono seduti Re, ma scavezzacollo da bar dello sport che ormai dirigono la politica italiana.

Dunque “simu salentini” e quindi ci facciamo la Regione Salento; loro “sono padani” e si fanno la Nazione Padania; i beneventani si sentono fregati da Napoli, per cui via alla Regione Sannio e chi più ne ha più ne metta.

La pessima aria che spira in Italia è il risultato di molte leggi volute dalla Lega Nord, che portano il nome ahimé di autorevoli esponenti del centro-sinistra.  Basti pensare, per esempio, che il Segretario Comunale che, fino al varo delle Leggi scritte da Bassanini, era il rappresentante del Ministero degli Interni in ogni Comune e quindi organo terzo rispetto agli schieramenti politici. Oggi è il più stretto collaboratore del Sindaco: viene da questi nominato e decade insieme al sindaco.

Con ciò è decaduto, nei fatti, il controllo immediato dello Stato sui consigli comunali e tutto ciò a detrimento della legalità. Insomma, siamo alla legge dell’articolo quinto (chi ce l’ha in mano ha vinto!).

Per fortuna la Confindustria e CGIL leccese, come le Camere di Commercio delle tre province interessate la pensano in maniera diversa, perché guardano ai danni e ai pericoli che potrebbero derivare dalla separazione di Lecce, Brindisi e Taranto dal resto della Puglia. Per esempio, le tre province non esprimono un PIL tale da rendere sopportabile (nell’ottica del federalismo fiscale) i costi di una regione salento, per non parlare dell’acquedotto e del debito della sanità.

Sono idee in libera uscita che possono determinare danni seri alle nostre comunità: l’unica “soddisfazione” sarebbe che le destre la farebbero da padrone e che una nuova regione creerebbe un sacco di posti di lavoro improduttivi ed inutili, quindi un aumento di clientele.

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