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Altro che lacrime e sangue è una tragedia!

Caro professor Monti, non ci tornano i conti

5/12/2011

Monti e Napolitano hanno archiviato, se non il berlusconismo, quella faccia di plastica di Berlusconi. Non è poco. Non è assolutamente poco. Se pensiamo al pericolo che ha vissuto la democrazia, tutti i bocconi amari, Bocconi appunto, che dovremo mangiare per questa “liberazione” rischiano di diventare un dettaglio.

Da questo sito sono partite aspre critiche all’operato di Napolitano che rimane, nonostante tutto, colui che per tempo non ha messo un argine alla deriva berlusconiana, che non si limitava solo a creare un deficit di credibilità, ma lasciava marcire il paese. I 24 miliardi che oggi siamo chiamati a pagare sono anche il frutto del ritardo di tre anni che ci sono voluti per mettere in mora Berlusconi. Quando l’avverso ciclo economico incombe, tre anni sono un lusso che nessuna nazione può permettersi. A liberarci del grande fardello è stato chiamato un governo che rappresenta la destra. Certo c’è destra e destra. Ma sempre di destra è. Se fino a ieri la priorità era mandare a casa il bavoso maniaco sessuale a qualunque costo e senza aspettare il migliore governo possibile, oggi il paese è chiamato a sciogliere vecchi nodi irrisolti, amplificati certamente dalla crisi di carattere finanziario, ma incancrenita da colui che ha tenuto in ostaggio la Repubblica per anni e da una sinistra che nelle parentesi non da poco in cui ha governato, si è guardata bene dall’affrontare e risolvere l’anomalia italiana. Per esempio una delle riforme costituzionali che andrebbero fatte con urgenza sarebbe quella di assegnare alla Corte Costituzionale la convalida degli eletti e non alle apposite commissioni parlamentari che, manco a dirlo,  si convalidano sempre.

Dunque il paese ha i conti sottosopra e Monti ha dato l’unica risposta che un signore come lui può dare: una risposta di destra. Non esiste una sola strada per mettere i conti in ordine, ne esistono tante, per semplificare diremo che esiste, oltre a quella di destra, anche quella di sinistra.

Nella specificità del caso italiano esiste anche un’altra ipotesi per riaggiustare i conti senza correre il rischio di essere bollato di destra o di sinistra, ma semplicemente uomo di buonsenso.

Quali sono le specificità italiane? Una criminalità organizzata che si è ramificata ormai in tutta la penisola; una evasione fiscale che raggiunge cifre incredibili, alla quale va aggiunta l’evasione legalizzata o elusione; una corruzione nel settore pubblico sconosciuta nei paesi del cosiddetto mondo libero;  un costo della politica altrettanto specifico del bel paese.

Corruzione nel settore pubblico e criminalità organizzata sono temi di medio periodo perché le relative indagini devono essere effettuate con le garanzie previste in uno stato di diritto. Il costo della politica, invece, è un tema di facile soluzione. L’elusione fiscale (fra le quali spicca l’ICI sulle attività commerciali della chiesa)  si combatte con una leggina abbastanza semplice, individuando in modo più coerente le spese deducibili per imprese e libere professioni, cioè stabilendo un nesso di causalità fra i costi che ci si può spesare nel conto economico con l’attività svolta. Ancora, se il contribuente potesse detrarre parte delle spese che egli destina alla manutenzione dei suoi immobili e sulle automobili, si creerebbero i presupposti, senza costi aggiuntivi di controlli tributari, per far pagare le tasse a tutta una serie di attività artigianali.

Una precisazione merita la lotta all’evasione fiscale tout court. Da almeno quattro decenni ogni cittadino è provvisto di codice fiscale e non vi atto economicamente rilevante che il contribuente, acquirente o venditore che sia, non faccia senza dover essere identificato tramite l’utilizzo del codice fiscale. Nelle intenzioni di chi lo introdusse, doveva servire a creare l’anagrafe tributaria per consentire allo Stato di capire se fra situazione patrimoniale e reddito dichiarato vi fosse o meno coerenza. In questo caso, come dire, si tratta di “collegare una spina” e come per incanto vedremo quanti “morti di fame” sotto il punto di vista reddituale, hanno invece patrimoni indecenti oltre ad auto e natanti di superlusso, magari in leasing.

La manovra di Monti si è invece abbattuta come una mannaia su tutta quella platea di persone che hanno un’alta propensione al consumo. Per questa via non solo la manovra è indecentemente iniqua, ma va in direzione assolutamente contraria a quello che dovrebbe essere il ricambio generazionale sui posti di lavoro ed è recessiva e quindi aggraverà ancora di più i saldi del bilancio dello stato.

Anche se la Bocconi è la scuola di economia dell’alta borghesia, Professor Monti crediamo che alcuni risultati raggiunti dalla scienza economica siano ormai acquisiti, così come è acquisito in medicina che alcuni mal di testa si curino con l’aspirina. Non so in che termini venga studiato in Bocconi Keynes che era inglese e formatosi al College di Cambridge, tutt’altro che un sovversivo quindi. In questo terribile periodo sarebbe stato il caso di dar retta più al “New Deal” di Roosevelt che alle idiosincrasie dei tedeschi verso l’inflazione, così le sue parole “lacrime e sangue no, ma sacrifici si” oppure “rigore ed equità”  ci sarebbero apparse più coerenti e molto anglo-americane.

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