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Bossi ovvero la classe dirigente italiana

Razza Padrona

6/4/2012

Al grido di “Buassi! Buassi!” il fustigatore dei malsani costumi di Roma ladrona, scoperto con le mani nel sacco,  lascia la sede del suo partito(?).

Strana la gente che vive in Italia, anche se padana: non si rassegna all’abbandono della scena politica di un personaggio (troglodita lo ha definito Oddifreddi, ed io concordo) per il quale, nella migliore delle ipotesi, è stata prefigurato il reato, a carico di persone a lui vicinissime anche affettivamente, di circonvenzione di incapace.

Che incapace e anche millantatore lo fosse chi aveva la testa sul collo per pensare e non per dividere le orecchie lo aveva capito fin dagli esordi, quando si autodefinì laureato in medicina. Ci volle l’ex-fidanzata per svelare che era solo uno scavezzacollo.

Ma il popolo italiano, e non fa eccezione quello padano, lo osanna “a prescindere” il Buassi.

Ecco il nuovo miracolo italiano promesso da Berlusconi: un troglodita che diventa ministro della repubblica e un ex buttafuori, Belsito, che raggiunge il traguardo del sottosegretariato e che usa del denaro pubblico per finanziare trote e ville.

Solo in Italia, dove “i figli so’ piezze e core” e “tutti i scarafoni so’ bell’ e mamma soia” , un padre che definisce il proprio figlio una trota poi, invece di affidarlo ai servizi sociali, lo spedisce in un consiglio regionale nella regione più ricca del paese e la “ggente” lo vota pure.

Ma l’Italia è così, più che un paese povero è un povero paese, dove se non sei “dritto”, come il “Buassi”, non hai la minima possibilità di accedere all’amministrazione della cosa pubblica. L’Italia è quel paese dove la destra che vince le elezioni deve poi fuggire dalla porta di servizio del Quirinale e, per non “tradire” la volontà popolare che ha eletto più o meno democraticamente quel governo scappato di notte, chiamano i tecnici che, da che mondo e mondo, sono di destra. Ed è così che vi sono ruberie, nepotismo, corruzione, mignottocrazia, mafia (oggi altri cinque consigli comunali da consiglio dei ministri) in ogni luogo in cui vi è un consesso di eletti.

Ma il problema italiano si chiama articolo 18 della Legge 300 del 1975, una norma che solo in un paese giuridicamente,  civilmente, culturalmente e economicamente sviluppato poteva esistere. Monti, la Fornero, Marcegaglia con i buoni uffici del Wall Street Journal altro non vedono in Italia se non lo scandalo, tutto e solo italiano, che se uno è stato licenziato ingiustamente viene reintegrato sul posto di lavoro. Che sarebbe come dire se uno ha rubato la macchina ad un altro, una volta scoperto, piuttosto che finire in galera e restituire il maltolto paga al legittimo proprietario un  risarcimento.

L’Italia è quel paese che per liberare posti di lavoro per i giovani allunga l’età di pensionamento ai vecchi e poi le aziende dichiarano esuberi perché, dopo aver condiviso, dicono che non possono mantenere tutta questi lavoratori per così lungo tempo.

Nei paesi normali queste persone non sarebbero classe dirigente, sarebbero casi clinici, sarebbero interdetti per manifesta incapacità di intendere e di volere.

Altro che articolo 18, il PIL italiano non cresce per questa razza padrona le cui fattrici sono sempre incinta.

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