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La lettera inviata dalla Consigliera di SEL; Manuela Coi, al Presidente del Consiglio Comunale di Alliste che, a seguito della richiesta di altro consigliere di minoranza, nonché segretario del PD di Alliste, ne ha chiesto la decadenza per sommatoria di assenze.

Lavoro e impegno politico sono conciliabili

24/06/2013

Al Presidente del Consiglio Comunale di Alliste

Dr. Angelo Catamo

Comune di Alliste

Oggetto: Avvio procedimento per adozione provvedimento di decadenza dalla carica di consigliere comunale.  Vs.  rif. Prot. 5222 del 21/8/2013

 Il Consiglio Comunale è  chiamato a discutere di quello che ha tutta l’aria di essere un problema interno ad un gruppo politico composto da quei partiti che, teoricamente, dovrebbero essere i naturali alleati in un contesto politico generale che vorrebbe l’esistenza di due poli alternativi. Se questo è vero, è evidente che sono stati motivi di carattere personale che hanno indotto a portare in questa sede la questione legata alle mie assenze.

Il capogruppo, all’interno del Consiglio, non ha diversi o maggiori poteri rispetto al resto dei consiglieri, è evidente, quindi,  quanto pretestuosa sia la questione posta. Se questo era il problema, una discussione all’interno del gruppo avrebbe potuto sviscerare le problematiche legate alle mie assenze e condividere un’azione comune sul come risolverle.

Lo stesso interrogante sa, perché lo dice, che non è disinteresse il mio, ma oggettiva impossibilità, nelle condizioni date,  di essere presente. Non è facile dover operare una scelta fra saltare una seduta del consiglio comunale e perdere il frutto di mesi di lavoro. Tale ultima circostanza sarebbe comunque il male minore rispetto alle  ricadute in termini di responsabilità civile e penale.

Si evince, invece, da quanto accaduto che era stata sistemata una tagliola per farmi passare per persona superficiale. Considero questo un modo violento e anche ingeneroso di ripagare il mio sacrificio, ma si sa che di fronte alla difesa del  “proprio particolare” non c’è riconoscenza.

Fra l’altro, è umiliante che si discuta della mia decadenza  in concomitanza con un’altra decadenza perché alla intransigente sicumera che si dimostra nei miei confronti fa riscontro la balbuzie nei confronti dell’altra.

Avrei potuto giustificare le mie assenze producendo un semplice certificato medico, e, sapete,  le donne rispetto agli uomini non devono poi sprecarsi per trovare motivi per stare male. Un certificato medico per saltare qualche consiglio comunale in qualità di consigliere di minoranza figuratevi quale medico lo negherebbe!

Ma io non ho voluto nascondere la vera natura del problema che mi ha visto costretta a restare lontano dal Consiglio comunale. Più volte, Signor Presidente,  ho chiesto che, in linea di massima, venissero concordate le date delle sedute consigli comunali, in modo che io potessi non fissare appuntamenti o evitare di trovarmi con la scadenza di un lavoro in concomitanza con lo svolgimento dei consigli:  queste le vere motivazioni delle mie assenze.

Si legge nella Costituzione che “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.” (art 35). Io sono un emigrante e come ogni emigrante mi  farebbe piacere che qui ci fosse un tessuto economico tale da consentirmi di lavorare senza essere costretta a vivere fuori. Chiedo semplicemente a questo consiglio di poter conciliare i tempi  del mio impegno politico con i tempi del mio lavoro. Perché il lavoro  mi rende indipendente non solo dalla mia famiglia, ma libera,  indipendente nel pensiero senza preoccuparmi se quello che penso, se le mie idee politiche possono urtare la suscettibilità di qualcuno. Si dice che  il lavoro nobilita “l’uomo”, ma nella nostra società, che è ancora per molti versi molto maschilista, e la composizione di questo consiglio ne è la riprova, non solo nobilita la donna ma  la rende veramente libera.

Al fondo del rifiuto di produrre falsi certificati medici, che avrebbero avuto un costo economico nullo, ma mi avrebbero impedito di subire l’umiliazione che oggi sto subendo, (non fa piacere essere messa  al pubblico ludibrio prima da un articolo su un periodico, poi su quotidiani che hanno sfregiato la mia immagine  descrivendomi come una persona inetta e indolente)  c’è la volontà di difendere il principio che “pratica della democrazia e lavoro” sono conciliabili, perché il secondo è fondamento della prima, come dice l’art. 1 della Carta costituzionale, che in altra parte auspica “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori – TUTTI I LAVORATORI – all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Io non ho né scuse, né “pezze giustificative” da far valere, quasi fossi una bimba impreparata che ha marinato la scuola.

Né voglio  parlare della irrituale convocazione ricevuta via e-mail nel C.C. del 7 marzo 2013 che farebbero ritornare le mie assenze a due per l’invalidità di quel consiglio, o delle convocazioni notificate ai miei familiari fuori dai confini del Comune di Alliste.

Ma non è mio costume percorre scorciatoie burocratiche per risolvere questioni politiche. Sono abituata a dire quello che penso premurandomi che la persona cui mi riferisco mi sia di fronte, in modo che possa guardarla negli occhi.

Al Consiglio comunale di Alliste voglio solo dire che non è in discussione la difesa della mia persona o quella del partito che rappresento. È in discussione la difesa di un principio: può la lavoratrice e il lavoratore, qualunque lavoro esso faccia e dovunque questo lo porti, partecipare “all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”? Io ritengo di sì!

Grazie per l’attenzione

Alliste, 24 settembre 2013 

Cons. Manuela Coi

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