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venerdì 25 novembre 2022

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22 Inflazione versus aumento dei prezzi

È stata data scarsa o nessuna considerazione alla possibilità che prezzi più elevati possano derivare semplicemente dall’allocazione delle risorse da parte del mercato e non da inflazione.

I prezzi riflettono al margine i livelli di indifferenza di compratori e venditori. Il meccanismo di mercato consente agli agenti di effettuare acquisti e vendite a qualunque prezzo mutualmente concordato. I prezzi di mercato tendono a variare continuamente: se ad esempio ci fosse una gelata in Brasile il prezzo del caffè potrebbe aumentare facendo sì che l’offerta del caffè rimanente e la domanda tornino in equilibrio.

L’aumento e la diminuzione dei prezzi potrebbero essere dovuti all’allocazione di mercato delle risorse, non a un problema di inflazione. L’inflazione è il processo attraverso il quale il Governo determina un aumento dei prezzi creando moneta addizionale sia direttamente, attraverso la spesa in deficit, sia indirettamente riducendo i tassi di interesse o incoraggiando altre forme di indebitamento. Per esempio, quando una scarsità di beni e servizi determina un rialzo dei prezzi, un Governo potrebbe tentare di aiutare i suoi elettori a fare acquisti aggiuntivi mettendo a loro disposizione più denaro. Ovviamente una scarsità significa che i prodotti desiderati non esistono. Mettere a disposizione più moneta determina solo l’aumento dei prezzi. Quando a sua volta questo stimola il Governo ad aumentare ulteriormente la quantità di denaro disponibile si instaura una spirale inflazionistica. L’istituzionalizzazione di questo processo è chiamato indicizzazione.

Lasciato a se stesso il prezzo del caffè, dell’oro o di qualunque altra cosa potrebbe aumentare, diminuire o restare invariato. Beni e servizi attraversano cicli: un anno ci potrebbe essere un raccolto da record e il successivo un disastro; il petrolio può essere scarso per un decennio e in surplus per il decennio successivo. Ci potrebbero essere, in teoria, anni o anche decenni in cui l’Indice dei Prezzi al Consumo cresce, diciamo, al 5% senza alcuna reale inflazione. Potrebbero esserci pochi beni in circolazione col mercato che li alloca al miglior offerente.

Quando l’economia è in espansione e la popolazione aumenta alcuni beni la cui offerta è in quantità relativamente fissa acquisiranno necessariamente valore rispetto a beni disponibili su larga scala. Per esempio il valore dell’oro, delle proprietà sul litorale e degli agenti delle star del cinema presumibilmente aumenterà rispetto a quello di computer, orologi e altri prodotti elettronici.

Se la Fed dovesse decidere di gestire l’economia ponendosi come target il prezzo dell’oro essa risponderebbe a un aumento del prezzo dell’oro con tassi d’interesse più alti. Lo scopo sarebbe quello di disincentivare l’erogazione di prestiti riducendo con ciò la creazione di moneta. In effetti la Fed cercherebbe di ridurre la quantità di moneta in nostro possesso al fine di mantenere basso il prezzo dell’oro. Ciò potrebbe quindi determinare una contrazione della domanda per tutti gli altri beni e servizi anche se questi fossero disponibili in abbondanza. Aumentando i tassi la Fed sta dicendo che c’è troppa moneta in circolazione nell’economia e questo è un problema.

Presumibilmente c’è qualche vantaggio nel fissare come target il prezzo dell’oro, il tasso d’inflazione, l’Indice dei Prezzi al Consumo o un qualsiasi altro indice piuttosto che lasciare che la moneta fluttui e che il mercato “aggiusti” i prezzi. I tassi d’interesse possono essere troppo bassi e portare a un eccesso di creazione di moneta rispetto ai beni e servizi offerti. D’altra parte prezzi più elevati delle merci potrebbero riflettere i normali flussi in entrata e in uscita nei rispettivi mercati.

Se infatti gli aumenti di prezzo sono dovuti a variazioni delle dinamiche di domanda/offerta, le politiche monetarie restrittive della Fed potrebbero avere come esito un rallentamento di serie proporzioni che non ci sarebbe stato se avesse lasciato fluttuare autonomamente i tassi d’interesse.

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