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Le riforme strutturali da dove vengono e dove vanno

Svenduti agli strozzini con uno scambio di lettere

06/06/2021

La consegna dell’Italia agli strozzini (altrimenti detti mercati) ha una data e dei personaggi precisi.

Aldo Moro (uno che ne capiva di sovranità) era già stato reso inoffensivo qualche anno prima, così il 12 febbraio 1981 Nino Andreatta (Ministro del Tesoro DC) detta alla sua segretaria una lettera che lei  dattiloscrive sicuramente su una qualche Olivetti.

Caro Governatore, ho da tempo maturato l’opinione che molti problemi di gestione della politica monetaria siano resi acuti da un’insufficiente autonomia della Banca d’Italia nei confronti delle esigenze di finanziamento del Tesoro”  La missiva continua ad arzigogolare per tre pagine ed in buona sostanza dice: “Io, ministro del Tesoro, se vedo lì il barattolo della marmellata ci infilo le mani e lecco finché non finisce. Perciò, invece di andare dallo psichiatra, toglimi il vasetto di marmellata davanti agli occhi” (leggi qui il testo intero).

E sì che le poste all’epoca non erano tanto efficienti, ma il Governatore Ciampi ci mette ventidue giorni per rispondere (magari era stato colto alla sprovvista!!!, oppure avrà pensato: Ma questo veramente fa?, oppure era più credibile), così il 6 marzo successivo così scrive: “Caro Ministro”, ma sa che mi ha letto nel pensiero? (Leggi qui il testo)

L’Italia si privò della sovranità monetaria, cioè appaltò ai famelici mercati, la politica monetaria con uno scambio di lettere su carta intestata fra due privati cittadini. Non solo il Parlamento non fu mai formalmente informato né, quindi, ne discusse, ma non ci fu nemmeno un formale atto monocratico ministeriale.

L’unico riverbero fu una lite (la cosiddetta “lite delle comari”) fra Rino Formica (PSI) e Nino Andreatta.

Oggi siamo abituati alle figure d m…. della classe dirigente politica, ma all’epoca ci fu fra i due esponenti politici una specie di “Zirichiltaggia”(canzone di De André, che significa lucertolaio in gallurese, “un litigio fra due pastori per questioni di eredità”): il primo definì il secondo “comare da pianerottolo”, il secondo definì il primo “commercialista di Bari”, alla fine cadde il governo Spadolini, ma l’Italia vinse la terza Coppa del Mondo al Santiago Bernabeu, e chi se ne frega della sovranità monetaria.

Il risultato di questa bella pensata del duo Andreatta-Ciampi si commenta con il grafico che segue, fonte Banca d'Italia, pubblicato sul Sole24Ore nel 2008

In questo grafico di vede l’evoluzione del "debito pubblico/PIL" dall’Unità sino al 2017. Si nota che nel 1980 il rapporto "debito/PIL" era sotto al 60%, ma subito dopo lo scambio epistolare si inerpica sino a superare il livello della II Guerra Mondiale, peggio di allora solo durante la Crisi del 1929 (la Grande Depressione).

Fino a quel momento, sebbene l’inflazione all’epoca fosse a due cifre, i tassi reali di indebitamento erano abbastanza contenuti, perché la Banca d’Italia imponeva il tasso al mercato, comprando tutto l’invenduto dei titoli: cioè, detto in parole povere, lo Stato nella tasca destra metteva il debito e nella tasca sinistra metteva i soldi stampati dalla Zecca, determinando così la sua politica monetaria, di concerto con il ministro del Tesoro. Cosa che, ovviamente, facevano, e continuano a fare,  tutti i paesi sviluppati, USA, Gran Bretagna, Cina, Giappone e altri, perché loro mica sono fessi e per ministro del tesoro non hanno né una "comare da pianerottolo", né un "commercialista di Bari" e sebbene l'indipendenza della Banca Centrale USA (FED) sia proverbiale, il suo Presidente non si sogna nemmeno di perdere la sua egemonia sulla regolazione dei tassi di interesse.

Nel 1979, il "Secondo Shock Petrolifero" aveva scatenato l’inflazione. La bolletta energetica era costosissima, e spinse i  i prezzi al rialzo. Su un’inflazione causata dai costi, si innestarono le rivendicazioni salariali, ovviamente. Ma l’Italia, nel frattempo, e prima di Moro, si era privata di Mattei, il manager pubblico che tentava di tenere a bada le “Sette sorelle” per svolgere una politica energetica in linea con le esigenze del Paese. Ma Mattei per fare questo metteva a rischio i desiderata dell'alleato statunitense che, alla fine della II Guerra Mondiale, aveva dato mandato a Francia e Gran Bretagna di vigilare affinché rimanessimo una fedele colonia. Fermo restando una politica con tassi reali contenuti, nella contingenza l’inflazione consentiva di arginare la bomba sociale di una disoccupazione che avrebbe potuto essere il doppio.

Perciò, la favoletta che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, che siamo un popolo di cialtroni,  si scontra con la verità dei fatti: il debito pubblico italiano è esploso dopo il “divorzio” Tesoro-BankItalia, perché gli strozzini (il mercato) per comprare i nostri titoli hanno cominciato a chiedere tassi usurari. Così i tassi reali (al netto dell’inflazione) schizzarono in alto. Per restituire gli interessi bisognava contrarre altri debiti, aumentare le tasse, costretti a politiche monetarie restrittive, cioè licenziamento delle persone, peggioramento delle condizioni di lavoro.

In aggiunta, la lira era in un sistema di cambi fissi (il Sistema Monetario Europeo, sfociato nell’euro), e per mantenere il valore esterno della nostra moneta le fasce più deboli dovevano stringere la cinghia - cambio forte salari deboli. Infatti, nel 1992, il Governatore di BankItalia (sempre Ciampi) combatté l'ennesima battaglia persa in partenza, tant'è che, dopo che sacrificò tutte le riserve valutarie per difendere il cambio contro le manovre speculative di Soros (che qualche giorno prima aveva già buttato fuori dallo SME la Sterlina inglese), la lira svalutò del 7%, anche nei confronti della dracma greca, per poi fluttuare liberamente per qualche anno. Così i tassi a brevissimo termine schizzarono al 30%. Insomma un disastro le cui ferite ancora aperte e sanguinanti.

E quando non hai più soldi, quando nessuno ti fa credito cosa puoi fare?

1)      Tagli la sanità;

2)      Taglia alla scuola pubblica;

3)      Diminuisci i salari;

4)      Lavoro senza diritti;

5)      La pensione è un privilegio;

6)      Vendi i gioielli di famiglia (banche, autostrade, industrie strategiche…),

in sintesi, riduci il popolo alla schiavitù!

Cioè fai le RIFORME STRUTTURALI!

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